La vacca maremmana

Scritto da Federico Stango.

Animale rustico, forte, adattabile: le prime caratteristiche che balzano agli occhi della razza maremmana fanno facilmente venire in mente analogie con gli esseri umani che vivono da sempre nelle medesime terre di questo bovino così particolare.

Un pizzico di storia

Esemplare di Toro maremmanoParticolare per le sue origini e per il viaggio che nella storia sembra aver intrapreso per arrivare fino ai pascoli della Toscana e dell'alto Lazio: la razza bovina Maremmana appartiene, secondo alcuni, al ceppo Podolico, un gruppo di bovini discendenti dall'antico uro ("Bos primigenius") descritto da Giulio Cesare nel De Bello Gallico. Durante le invasioni barbariche del V° secolo, incrociandosi con il bestiame locale, gli esemplari provenienti dalla Podolia (una regione dell'odierna Ucraina), diedero origine a diverse specie di bovino, una delle quali stanziata, appunto, in Maremma.

Non tutti, però, concordano con questa versione: i ritrovamenti di rappresentazioni (sia plastiche che pittoriche) egizie, minoiche, ed in particolare etrusche, portano infatti a pensare alla coesistenza di due razze sul territorio da tempi molto precedenti alle invasioni del V° secolo. E' possibile osservare gli esempi che avvalorerebbero questa teoria osservando gli affreschi della tomba dei tori di Caere (Cerveteri), l'askos villanoviano presso il museo di Tarquinia, la testa taurina del museo di Vetulonia, oppure ancora le teste bovine della Conca bronzea della tomba Bernardini di Palestrina (680-650 a.C.) esposte al Museo Etrusco di Villa Giulia.

La razza maremmana

Forte ed adattabile, dicevamo. Già, vacca e toro maremmano sono in grado di pascolare allo stato brado in ogni stagione su terreni poveri o aridi sfruttando risorse alimentari che altre razze non riuscirebbero a trasformare: in inverno boschi e macchia sia per cibo che per riparo; in primavera pascoli dove le vacche hanno a disposizione maggiori risorse alimentari per l'allattamento; in estate zone paludose, boschi, prati ed erbai irrigui. Tutto questo, unito ad una ottima resistenza alla siccità, ai predatori e ai parassiti, rende estremamente economico il mantenimento di questa specie ed adatto proprio alle condizioni ambientali della Maremma che, fino all'inizio del ventesimo secolo, constava di ampie zone lacustri afflitte dalla malaria.

Nonostante ciò, vuoi magari anche per via del fascino che l'uomo prova verso la natura più selvaggia, è difficile non restare stupiti dalla bellezza e imponenza degli esemplari di vacca e tori maremmani.

Lo splendido mantello grigio (a contrasto con l'ardesia del musello), più scuro nei maschi e più chiaro nelle femmine, si sviluppa nei piccoli intorno ai 4-6 mesi che lentamente perdono il colore formentino; le lunghe corna (in alcuni esemplari arrivano anche a 1 metro) hanno forma di semiluna nei maschi e di lira nelle femmine; lo scheletro è massiccio e conferisce all’animale un aspetto di grande solidità e robustezza ed è reso ancor più maestoso dallo sviluppo ampio del torace e del collo corto e muscoloso; il dorso e i lombi sono rettilinei e forti; la groppa è larga e lunga; gli arti sono solidi con unghioni eccezionalmente duri.

Allevamento

Inizialmente utilizzata per la sua triplice attitudine (latte, lavoro, carne) consiste oggi di poco meno di 10.000 esemplari fra tori, vacche, giovenche e vitelli (fonte: ANABIC). La meccanizzazione dell'agricoltura ha portato infatti ad una lenta ma inesorabile diminuzione dei capi presenti sia in Toscana che nel Lazio seppure negli ultimi anni allevatori meridionali, spagnoli e del centro america hanno dimostrato un certo interesse alla sua introduzione proprio nello loro terre più calde ed ostili. Inoltre, la richiesta crescente verso prodotti di zootecnica biologica sta portando a cambiamenti significativi.

Il periodo degli accoppiamenti inizia in primavera con un rapporto di circa 1 toro ogni 20 fattrici. I vitelli vengono svezzati in autunno per essere marchiati a fuoco durante la primavera successiva durante la storica cerimonia della "merca", occasione d'orgoglio per gli allevatori e di grande curiosità per i turisti.

Vogliamo inoltre ricordare la capacità di questa specie di portare il vitello all'età dello svezzamento (98% di sopravvivenza dei vitelli), la grande facilità di parto senza assistenza, l'ottima produzione di latte (10-12 l/d) e la capacità di difendere sé stessa ed i piccoli dagli attacchi dei predatori.

Consideriamo, infine, che le vacche maremmane sono piuttosto longeve raggiungendo tranquillamente i 15-16 anni di età anche se, va detto, che lo sviluppo dei vitelli è tardivo nonostante l'abbondanza di latte: a 18 mesi questi pesano infatti poco più della metà dei coetani di altre razze (circa 350 kg contro la media dei 600 kg). Gli esemplari adulti invece possono pesare tra i 700 ed i 1200 kg per un toro e tra i 600 ed i 700 kg per una vacca.

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