Manciano

Scritto da Daniela Cetola.

Il nome Manciano compare per la prima volta in un contratto di vendita di corti e castelli stipulato nel 973 da un certo marchese Lamberto ma gli insediamenti umani risalgono all'epoca preistorica, come risulta da alcuni ripostigli di età neolitica rinvenuti in località Pelagone. All'età etrusca risalgono inoltre le due città di Saturnia e di Caletra (l'attuale Marsiliana) site lungo la valle dell'Albegna.

Caletra godette di grande splendore, come documenta lo storico Plinio, fra l'VIII e il VII secolo avanti Cristo. Nel 163 a. C. tutta la zona passò sotto i romani ed il principale centro di interesse della regione fu trasferito a Saturnia, già sede di un'importante prefettura. Da questo momento, per un lungo periodo, tutto quello dell'impero romano e quello fosco delle invasioni barbariche, non si hanno notizie esplicite su questo tratto di terra toscana.

Fino al XII secolo fu feudo dei Conti Aldobrandeschi di S. Fiora, quindi, nel 1274 passò agli Aldobrandeschi di Sovana e nel 1293 agli Orsini di Roma. Nel 1446 fu sotto la Repubblica di Siena e vi restò per oltre un secolo, fino a quando fu incorporata al Granducato di Toscana. Al periodo senese risale la costruzione della rocca, saccheggiata e devastata in un breve arco di tempo.

Si è conservato intatto il Castello da dove, verso sud, si vedono schierati a semicerchio, i resti dei castelli di Scarpena, Montauto, Pelagone, Stacchilagi. Nel 1783 il granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena riunì in un solo comune le popolazioni di Manciano, Saturnia e Montemerano.

Manciano vanta nobili sentimenti patriottici: non pochi furono i suoi "figli" che parteciparono al Risorgimento italiano, alle battaglie di Curtatone e Montanara, alle imprese del Guerrazzi ed alle esperienze coloniali in Africa sotto il governo Crispi. Numerosa fu anche la partecipazione dei mancianesi alla prima e alla seconda guerra mondiale.

La città

Lungo la statale 74 che costeggia l'Albegna, superati il castello di Marsiliana da oltre 20 km, si giunge a Manciano, uno dei più grandi comuni della Toscana con circa 40000 ettari di territorio e con sette frazioni sotto la propria amministrazione (Montemerano, Saturnia, Capanne, Poderi di Montemerano, Poggio Murella, Marsiliana, S. Martino sul Fiora).

Una vista dal basso di Manciano. Foto di Federico Stango.Sito ad oltre 400 metri di altitudine, domina la valle dell'Albegna fino a raggiungere con lo sguardo la "costa d'argento". Dal lato opposto spazia fino alle stazioni sciistiche del Monte Amiata. Per questa sua posizione geografica, anticamente fu un posto di grandissimo interesse strategico e per questo viene ricordata con un famoso detto: "Manciano dalla bella insegna, covo di ladri, spia della Maremma".

Ben poco di antico resta nella cittadina maremmana, tuttavia merita di essere visitata per godere la varietà dei suoi panorami fatti di dolci colline, di pianure verdeggianti e di boschi. L'antico borgo medievale è circondato dalla cinta muraria nella quale si aprono due delle tre primitive porte. La porta Fiorella, a nord, affiancata da un torrione cilindrico mozzo, è sovrastata da uno stemma a forma di scudo con il leone rampante aldobrandesco. All'interno, vicoli stretti e pittoreschi si snodano in senso ellittico seguendo l'andamento della cinta muraria.

La parte più alta del colle è dominata dalla rocca quadrangolare del 1424 ed oggi sede del Comune, fiancheggiata da un imponente torrione quadrato. Poco più in basso della piazza di accesso alla Rocca c'è il Duomo di S. Leonardo in sobrio stile neoclassico, al cui interno è la tela di "S. Leonardo", opera dell'artista mancianese Paride Pascucci ed i dipinti che appartenevano all'Oratorio della SS. Annunziata. Tale oratorio è sito fuori dell'antico borgo, lungo la strada che porta a Pitigliano, tra recenti costruzioni sorte lungo la circonvallazione. E' una piccola costruzione ad un'unica navata al cui interno è conservata "L'annunciazione" del pittore Pietro Aldi.

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